Lo sbarco di Marsala (1/2): antefatto

LO SBARCO DI MARSALA (PRIMA PARTE): ANTEFATTO E PREMESSE


Prima dello sbarco
In risposta agli allarmi di invasioni risorgimentali, Paolo Ruffo, luogotenente generale della Sicilia e principe di Castelcicala, destinò 14 navi da guerra alla crociera di sorveglianza delle coste. Le imbarcazioni avevano ordine di impedire lo sbarco di insorti, sorvegliare con discrezione le navi da guerra straniere ed eventualmente seguirle come anche di controllare i legni mercantili stranieri. Anche se la Real Marina disponeva delle risorse necessarie a svolgere il compito assegnatole lo stesso luogotenente si dichiarava dubbioso che la crociera sarebbe stata eseguita con la diligenza necessaria.

Inoltre, due colonne militari furono inviate a Termini Imerese e Cefalù, comandante il generale Primerano, e a Trapani (via di mare), comandante il generale Letizia, con l'incarico di prevenire gli sbarchi e mantenere tranquilla la situazione. Altre colonne furono disposte nei dintorni di Palermo, sia per evitare gli sbarchi, sia per fronteggiare le squadre di insorti che operavano ancora in zona sfiancando le truppe con tattiche di guerriglia.

Nel frattempo, la situazione nella capitale dell'isola si manteneva agitata e Paolo Ruffo riceveva informazioni da Napoli che Garibaldi era ricomparso il 25 a Genova, da dove sarebbe partita la spedizione; dal comando dell'esercito venivano anche spedite particolareggiate istruzioni al luogotenente su quale doveva essere la disposizione delle varie colonne militari disponibili. Tra le varie istruzioni vi era quella data ai comandanti di piazza di evitare ogni compromissione con il Piemonte. Alla richiesta del generale Clary su come si dovesse agire in tal caso veniva risposto che:

« la bandiera amica non covre un atto della maggiore ostilità, qual è quello di sbarcare sulle coste d'un paese col quale si è in pace, da parte di coloro che a mano armata vanno a sconvolgere l'ordine pubblico: se ciò si osasse, si ha il diritto di calare a fondo le navi, salvo i riguardi che si debbono usare verso gli agenti consolari, ai commercianti, agli interessi dei sudditi d'una potenza amica. »
(Reali istruzioni del 30 aprile)

Il piano del luogotenente prevedeva di evitare lo sbarco tramite la sorveglianza navale messa in atto; nel caso questo fosse comunque avvenuto, sarebbe stata inviata una colonna per contrastarlo insieme ad altre per intrappolare gli invasori, inoltre altre truppe sarebbero accorse da Palermo e dalle colonne Letizia e Primerano oltre a rinforzi da Catania e Messina. Naturalmente tutto ciò a patto che «all'annunzio dello sbarco non scoppiasse una generale insurrezione».

Paolo Ruffo, però, probabilmente anche perché costretto dagli eventi, stava disperdendo le sue forze in piccole colonne mobili, cosa che non mancò di attirare l'attenzione di Napoli che, con le istruzione reali del 7 maggio, invitava il luogotenente ad evitare tale pericolosa strategia, poiché le truppe borboniche rischiavano, nel caso di uno scontro, di trovarsi in inferiorità e di venire di conseguenza sconfitte con effetti negativi sul morale.

Il 6 maggio mattina, il luogotenente, prevedendo uno sbarco tra Trapani e Mazara, fece partire il generale Landi per Partinico ed Alcamo, con l'obiettivo di contrastare Garibaldi se fosse sbarcato e per disarmare i due paesi. In serata, alle sei e mezza, arrivò un telegramma che informava che due vapori della società Rubattino erano partiti da Genova imbarcando gente armata ed erano diretti in Sicilia o in Calabria, che Garibaldi, se non presente a bordo, era andato ad arruolare altri volontari a Cagliari e che, in tal caso, la spedizione sarebbe stata comandata da Giuseppe La Masa; inoltre venivano impartite particolareggiate istruzione su come sconfiggere i "filibustieri". Venivano annunciate altre due spedizioni da Tunisi e Malta, notizia rivelatasi errata. Essendo aumentato il fermento nella capitale dell'isola, veniva anche ordinato di far rientrare nella stessa le colonne Letizia e d'Ambrosio.

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