Garibaldi a Marsala


Giuseppe Garibaldi

L’11 Maggio 1860 Giuseppe Garibaldi partito da Quarto con due piroscafi “ Piemonte” e “Lombardo” , sbarcò a Marsala, per compiere, insieme alle sue “Mille Camicie Rosse”, l’eroica impresa che si concluderà con l’unificazione d’Italia. Lo sbarco venne agevolato dalla presenza di alcune navi inglesi nel porto adibite all’esportazione dell’ormai famoso vino Marsala; il timore di suscitare la reazione dei britannici colpendo erroneamente le loro navi da carico, scoraggiò i Borboni dal bombardare i due piroscafi carichi di garibaldini.

I Marsalesi, in un primo tempo, accolsero “l’eroe dei due mondi” con una certa freddezza, ma quando il Generale pronunciò, dall’attuale Palazzo VII Aprile, lo storico discorso con il quale dichiarava decaduto il governo borbonico e prometteva giustizia e benessere, il popolo s’infiammo. Trenta nostri concittadini, non molti per la verità, seguirono Garibaldi che, in groppa a una bellissima cavalla donatagli dal marsalese Sebastiano Giacalone Angileri e che lui battezzò appunto Marsala, marciò contro l’esercito borbonico. Tra i Marsalesi che seguirono Garibaldi fino a Napoli vi furono Abele Damiani e Andrea D’Anna. Il primo fu con il Generale anche sull’Aspromonte e dopo l’unità deputato nazionale per undici legislature.

Quando Garibaldi morì, il suo corpo venne avvolto in un grande drappo con la scritta Marsala al suo liberatore fatto confezionare proprio da Abele Damiani. La divisa insieme a tanti altri cimeli è possibile oggi ammirarla presso il Museo garibaldino all’interno del complesso monumentale di S. Pietro. Da quello storico 11 Maggio 1860 molto tempo è passato, Marsala, come tutto il Meridione, ha vissuto in primo piano tutti i disagi che hanno caratterizzato la storia più recente del nostro Mezzogiorno.

Nel corso dell’ultimo conflitto mondiale ricorre ancora la fatidica data dell’ 11 Maggio, questa volta legata ad un evento tragico ossia la morte di centinaia di marsalesi in seguito al bombardamento aereo degli alleati del ’43, che, oltre a molte vite, distrusse anche buona parte del patrimonio monumentale della città. Allestita con cimeli e documenti provenienti da diversi musei italiani (Fano, Macerata, Castel Sant'Angelo), dagli Archivi di Naselli Flores e di Moncada (appartenente alla Provincia Regionale di Palermo), la sezione risorgimentale - garibaldina permette di sfogliare una pagina ricca di storia. Nelle due sale attigue, al primo piano del Complesso di San Pietro, si percorre la spedizione di Garibaldi e dei Mille, con particolare risalto alla partenza da Quarto e allo sbarco a Marsala. Nelle undici sezioni del Museo sono situati sculture, armi, uniformi e la poltrona damascata dove Garibaldi riposò dopo lo sbarco.

Inoltre ritratti, riproduzioni di foto del periodo, dipinti e stampe fanno di questa ala una specie di santuario di eterne memorie di coloro che sacrificarono la loro vita per l'ideale di libertà, in favore di una Italia unita.
Il Museo, dedicato a Giacomo Giustolisi, è stato realizzato con la preziosa collaborazione del figlio Ing. Luigi (amante della storia italiana) il quale ha donato al Comune gran parte della sua collezione: giubbe, fucili, giornali d'epoca e documentazione varia. All'allestimento hanno dato il loro contributo anche Daniele Diotallevi, funzionario della soprintendenza di Urbino; Glauco Angelletti del Museo Nazionale di Castel Sant'Angelo; e Cristina Vernizzi, direttrice del Museo risorgimentale di Torino.

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