Epicuro




EPICURO (Samo 371 a.C. - Atene 271 a. C. )

Il filosofo Epicuro è uno dei maggiori esponenti della scuola di pensiero che prende da lui il nome. Il poeta latino Lucrezio lo definirà maestro, elogiandolo a più riprese nell'opera "De rerum Naturae". Il grande merito di questo pensatore sta nella sua concezione divita, intelligente ed affascinante.


Egli definisce la filosofia un TETRAFARMACO, ovvero una medicina che determinate funzioni:


  • allontanare la paura della morte: "quando ci sei tu non c'è la morte, quando c'è la morte non ci sei tu". Questa la famosa frase che esplica la concezione dell'oltretomba

  • sconfiggere la paura degli dei: essi vivono nell'Iperuranio, al di fuori dal mondo umano, e si disinteressano totalmente di ciò che accade in terra. In questo modo il filosofo non escludere la presenza divina ma neanche la esalta.

  • Non bisogna farsi prendere dalle passioni: si parla di imperturbabilità epicurea quando si vuole indicare uno status psicologico privo di dolori emozionali e fisici. Le parole chiave sono aponia per l'assenza di travaglio del corpo e atarassia per l'assenza di turbamento.

  • Se è necessario l'uomo deve isolarsi e star lontano da tutti per vivere bene. In questo ambito rientra anche la politica: non fa per gli uomini ed è meglio starne alla larga.

Un altro punto saliente del pensiero epicureo è il Meccanicismo: secondo il filosofo nativo di Samo c'è una causa meccanica per cause che non hanno un fine. Tutto è materia, tutto è formato da atomi (anche questa teoria è ripresa da Lucrezio). Il caso governa le unioni tra gli atomi e non Dio: si pensa ad una casualità e non ad una causalità. Quando avvengono deviazioni dal moto rettilineo degli atomini, abbiamo a che fare con i cosiddetti scherzi della natura (situazioni inspiegabili scientificamente): questa è la teoria del clinàmen.

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