Pier Jacopo Martello: Sermone IV dai "Sermoni della Poetica" (1710)

Pier Jacopo Martello, bolognese, fu uno degli esponenti delle varie accademie culturali (Accademia degli Infiammati, Accademia di Siena) fino ad accedere alla nota Accademia dell'Arcadia. Lì si schierò, senza troppo esporsi, a favore di Gravina nella diatriba con Crescimbeni. Nel 1710 pubblicò i "Sermoni della poetica", opera in cui scagliandosi contro l'aristotelismo pedissequo e contro la normatività fornì indicazioni a chi volesse far poesia su come poetare in maniera degna. Modello prediletto da Martello fu l'Orazio delle satire, giocose e didascaliche, da cui desumette anche il metro utilizzato puntando all'artificiosa naturalezza propria del poeta latino. Si rivolge dunque alle inclite mente, coloro che vogliono fare poesia, specificando che nasce un solo poeta per secolo, che la poesia non è per tutti, esige perfezione. Ciò denota la scarsa fruibilità dei versi - parafrasati in rosso - pubblicati, tratti dal IV Sermone e diretti soltanto ai 'tecnici'.

PARAFRASI ARTISTICA DI RDC


Pittor, che aspiri ad inventar paesi,
disegni poco, e i primi suoi sudori
siansi a tantin di prospettiva intesi.
Pittore, che aspiri a inventare paesi sulle tele,
disegni poco, e i primi sudori del lavoro,
siano intesi come un inizio di prospettiva.
Cerchi aprir viste, a digradar colori,
in guisa tal che passeggiarvi uom creda, 
qualor vi mira e di ciò nulla in fuori.
Cerchi di mostrare scorci, con colori sfumati,
in modo tale che l'uomo che vede la tua opera pensi di star passeggiando,
quando la osserva e non lascia nulla al di fuori.
Diasi ne' tronchi al suo capriccio in preda,
perchè torcersi in aria a lor talento
vien ch'olmo e faggio e platan si veda
e in ciò in costante è la natura e cento
e mille vie lascia per l'aure ai rami,
nè il dipinto del ver può far cimento.
La natura, capricciosa nei suoi tronchi di alberi,
capace di torcersi con i rami fino all'aria,
con i faggi, gli olmi, i platani, lascia cento e mille vie
 per l'aria che penetra dai rami 
e il dipinto verosimile della natura (fisica) è difficile da compiere.
Ma pennel che l'umano imitar brami
costanti forme, unqua non studia assai,
come da membro membro si dirami.
Poco io de' siti e delle genti assai
scrissi perciò, ma scarseggiar miei detti,
mostrar solo quel che si mostra a' rai.
Il pennello che desidera dipingere l'umano 
e le forme costanti (della natura), non studia molto
come da membro a membro si diramano i rami.
Perciò io ho scritto poco dei luoghi della natura e tanto delle genti,
e scarseggiano i miei detti in tal proposito, perchè mostro
solo quello che si mostra ai raggi del sole.
Forza è agli uomini ancora intrar nei petti
ed espor cori ignudi alle pupille
mercè di queti o concitati affetti.
Gli uomini hanno la forza di entrare nel cuore,
ed esporre agli occhi cuori ignudi
alla visione di affetti concitati o tranquilli.
Se vuoi ch'arso di sdegno eroe sfaville,
solo invece d'Achille osservi Omero,
per imitar l'imitator d'Achille?
Destra, che aspiri a riuscir da vero
viso a ritrarr per altra man ritratto
nol ritrae dal ritratto, ma dal vero.
Se vuoi che l'eroe sfavilli e sia arso di sdegno,
non guardare solo l'Achille descritto da Omero,
per imitare chi lo ha imitato (modelli poetici).
Mano destra, che aspiri ad imitare il vero viso,
desumendolo da un'altra mano che lo ha già ritratto,
non lo ritrarre dal ritratto già fatto, ma dal vero.
Per un Pelide già di vita tratto,
mille a noi ne rinova il mondo ognora,
che andrian Micene a vendicar del ratto.
Per un Achille già ritratto una volta,
il mondo ogni ora ce ne fornisce a migliaia,
che vanno a Micene a vendicare il rapimento.
Ma per sapere quant'ora scerre ed ora
dee fuggirsi nel ver, il ver non basta.
Mira Achille, ma leggi Omero ancora.
Non sol giurò di non oprar più l'asta;
forse a Briseide altrui posto in balìa 
titoli diè sconvenienti a casta;
l'ugne si magnucò per gelosia,
bestemmiò, si pelò crin, barba e ciglia,
e n'ebbe Agamennon del 'cane' e 'via'.
Ma per sapere quando è ora di scegliere
e quando è ora di  fuggire nel vero, il vero non basta.
Osserva Achille, ma leggi ancora Omero.
Non solo giurò di non combattere più.
forse a Briseide, posta in balìa di altri,
diede dei titoli sconvenienti alla casta.
L'unghie si mangiò per gelosia,
bestemmiò, si tagliò capelli, barba, e ciglia
e ricevette Agamennone insulti come 'cane' e 'via'.
E se di Brise la rapita figlia,
sola in talamo d'oro si smania e veggia,
e l'aurea testa a suo poter scapiglia,
s'or sta prona or supina ed or fiancheggia,
dirai che sospirando al fin per dreto
ruppe in sottil e verginal correggia.
E pur d'una fanciulla il duol secreto
così sfogasi ancora, e assai conforta,
oppresso cor l'espression d'un peto.
E se la figlia di Brise,
sola in un letto d'oro si smania e osserva,
e la sua testa bionda ai suoi movimenti si spettina,
se ora sta stesa, o supina, o di fianco,
dirai che sospirando finemente dal di dietro
ha rotto il silenzio con una sottile e verginale scorreggia.
Così di una fanciulla il rumore segreto,
così si sfoga ancora, e assai conforta
l'oppresso cuore con l'espressione di un peto.
Dirlo il ver, ma tacerlo Omero esorta:
tu, in quella parte ove decor non miri,
al ver t'invola, e ad Omer ti porta.
Operi mosso affetto in chi s'adiri
quale opreria nella presenza altrui
fosse a sparger minaccie o a trar sospiri;
non qual dentro i recessi occulti e bui,
sordido e basso egli opreria ne' veri:
riverenza e rossor si vuol da nui.
Omero, esorta a dire ma contemporaneamente a tacere il vero:
tu, in quella parte dove non vedi decoro,
considera che ti porta al vero, e ti porta ad Omero.
Operi un affetto mosso in chi si arrabbia,
quale opererebbe nella presenza degli altri
fosse a spargere minacce o a trarre sospiri,
non dentro i recessi occulti e bui,
sordido e basso egli opererà nei veri,
riverenza e rossore si vuole da noi.
A noi scrittori ed ai lettor severi
questo  debbasi ognor gentil rispetto,
che da noi con che ridà il vil non speri.
Sol per serietà si move affetto,
e di lui, se sconcezza a ridere porte,
nel cuor s'infringe il preparato effetto.
A noi scrittori e ai lettori attenti,
ogni ora si deve questo gentile rispetto,
e da noi non speri di ridere chi è vile.
L'affetto si muove per sola serietà,
e di lui, se la sconcezza porta alla risata,
nel cuore si raffredda l'effetto preparato da noi.




1 commento:

  1. molto utile la parafrasi del sermone di Martello visto che su internet non si trova niente ...sarebbero utili anche le parafrasi degli altri complicatissimi sermoni

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