Marsala: tornate alla luce le antiche terme!


Tornate alla luce le antiche terme di Marsala 
Importanti ritrovamenti archeologici sono stati effettuati negli ultimi tempi nell'area degli scavi nel centro urbano di Marsala, dove è stata individuata l'antica Lilibeo: si tratta in particolare di un impianto termale in eccezionale stato di conservazione. A Capo Boeo sono inoltre tornate alla luce la porta di accesso dal porto, un tratto della pavimentazione del decumano massimo e parte delle imponenti fortificazioni alte oltre 2 metri che circondavano la città. Definita da Cicerone splendidissima civitas nel 75 a.C., la città è patria di altri importanti ritrovamenti, tra i quali la Venere Callipigia, statua acefala di marmo bianco di bellissima fattura databile alla seconda metà del II sec. a.C. «Gli scavi hanno consentito di indagare diverse aree, scelte fra quelle di maggiore interesse e spicco all'interno del parco archeologico», si legge nel comunicato della Soprintendenza ai Beni Culturali, «favorendo sia l'esplorazione di nuovi siti che l'approfondimento, mediante ulteriori sondaggi, di aree già note, allo scopo di acquisire maggiori informazioni sulle vicende storiche che hanno caratterizzato le diverse fasi insediative della città di Marsala dall'età punica a quella medievale». 

Museo Archeologico Nave Punica - Baglio Anselmi 
Sul lungomare, in prossimità di Capo Boeo, sorge il Baglio Anselmi, ex stabilimento vinicolo risalente agli inizi del XIX secolo, nel quale dal 31 maggio 1985 ha sede il Museo archeologico. Il baglio è costituito da corpi di fabbrica aperti su di un ampio cortile interno. Gli spazi espositivi del museo sono quelli dei due grandi magazzini del baglio dove venivano stivate le botti. Nel cortile interno è visibile un saggio di scavo che ha portato alla luce una tomba, una fornace e strutture murarie che documentano la notevole frequentazione dell'area sin dal IV sec. a.C.. Il museo espone il relitto di una nave punica e illustra la storia di Lilibeo e del territorio storicamente ad essa connesso, dalla preistoria al medioevo. I resti della storica imbarcazione (risalente alla metà del III sec. a.C., periodo della I Guerra Punica) sono stati recuperati nel 1971 nel tratto di mare al largo dell'Isola Lunga, in prossimità di Punta Scario, all'imboccatura nord della Laguna dello Stagnone di Marsala. 

Relitto di una nave punica 
Se il ritrovamento dell'imbarcazione ha da un lato rappresentato il motivo determinante per la realizzazione di un museo, da tempo ritenuto indispensabile per la città, ove custodire anche tanti altri reperti archeologici provenienti dal territorio marsalese, dall’altro ha avuto senza dubbio un grande valore documentale, perché ha permesso di conoscere il sistema di costruzione navale dei Cartaginesi (dai Romani chiamati Punici), che aveva suscitato meraviglie nell'antichità per la velocità costruttiva della prefabbricazione in cantiere. Ogni asse della nave punica di Marsala reca inciso infatti un simbolo dell'alfabeto fenicio-punico utile ai carpentieri per il rapido assemblaggio dello scafo, proprio come per una moderna scatola di montaggio. Del relitto è stata recuperata solo la parte posteriore e parte della fiancata di babordo per una lunghezza di circa 10 metri e una larghezza di 3 metri. Da questi dati è stato calcolato che la nave, della stazza di circa 120 tonnellate, avesse una lunghezza complessiva di 35 metri e una larghezza massima di 4 metri e mezzo. Data la linea particolarmente slanciata nonché l’assenza di un carico, si è propensi a ritenere la nave un esemplare a remi da combattimento. Marco Tullio Cicerone A partire dal 1986, all'interno del Baglio Anselmi sono confluiti materiali provenienti dalle campagne di scavo condotte nell'area archeologica di Lilibeo dalla Sovrintendenza di Palermo e, dal 1987 in poi, dalla Sovrintendenza di Trapani, insieme ad un ristretto gruppo di reperti precedentemente conservati nel Museo Regionale Agostino Pepoli di Trapani e nel Museo Whitaker di Mozia. L'ordinamento dei reperti, ad un tempo cronologico e topografico, si articola per sezioni dove l'esposizione è introdotta da pannelli didattici che supportano efficacemente il visitatore nel suo percorso conoscitivo. Venere Callipigia Dal 2005, il Museo è stata impreziosito dall'esposizione della Venere Callipigia, una statua scolpita in un unico blocco di marmo cristallino, molto probabilmente di provenienza rodio-asiatica, ritrovata acefala nei pressi della Chiesa di San Giovanni Battista nel corso di una campagna di scavi. La statua, che nella sua interezza doveva misurare circa 1 metro e 70 cm di altezza, raffigura la dea Venere secondo il tipo di Afrodite (Callipigia = "dalle belle natiche"), una figura femminile nuda con vesti molto drappeggiate che lasciano scoperte le natiche. L’opera esalta le caratteristiche del mito di Afrodite, sottolineate dalla rotondità dei seni e del fondoschiena, evocatrice di bellezza e fecondità, riproducendo i segni della famosa Venere Landolina venerata a Siracusa. Per questo si ritiene che la statua sia una copia romana databile tra il I e il II sec. D.C. tratta dall’originale ellenistico del II sec. A.C. 

 Museo Isola di Mozia - "Giovinetto in tunica" 
Mozia (anche nota come Mothia, Motya), è la principale isola dell'arcipelago dello Stagnone di Marsala, che dal 1984 è stato riconosciuto come riserva naturale. Un tempo considerata uno dei principali insediamenti commerciali fenici nel cuore del Mediterraneo, Mozia si estende per quasi quarantacinque ettari e ha una forma quasi circolare. Sull'isola il livello del mare si è innalzato di circa mezzo metro rispetto all'epoca fenicia, e quindi parte dei resti archeologici risulta sommerso. Il sottosuolo è costituito da una roccia calcarea morbida, friabile, di colore giallo, sormontata da un piccolo strato di roccia calcarea abbastanza dura. L'età dell'oro per Mozia si concluse nel 397 a.C, quando fu distrutta da Dioniso di Siracusa. Successivamente venne ripresa dai cartaginesi, ma la fondazione di Lilibeo ne ridusse l'importanza strategica. Abbandonata dai romani, nell'undicesimo secolo fu ceduta dai Normanni all'abbazia di Santa Maria della Grotta di Marsala. In quel periodo si insediarono a Mozia i monaci basiliani di Palermo che la ribattezzarono San Pantaleo, in onore al santo fondatore del loro ordine. Nella seconda metà del sedicesimo secolo passò ai gesuiti per essere poi acquisita da alcuni privati che la utilizzarono prevalentemente per la coltivazione a vigneto. Dopo i primi ritrovamenti archeologici di un certo interesse, lo studioso Innocenzo Coglitore identificò l'isola con l'antica Mozia, finchè, ai primi del Novecento, l'acquisizione da parte di Joseph Whitakher non ne cambiò definitivamente il destino. L'erede della nota famiglia di produttori vinicoli inglesi promosse le prime importanti campagne di scavi, ritrovando la necropoli arcaica, il santuario fenicio - punico del Cappiddazzu, la casa dei mosaici, il tofet e le zone di Porta Sud, Porta Nord e della Casermetta. Dal 1971 Mozia è ufficialmente di proprietà della Fondazione Whitaker e il suo museo custodisce i principali reperti rinvenuti negli anni, tra cui la preziosa statua in marmo dell'Auriga di Mozia, riportata alla luce nel 1979. L'accesso all'isola è consentito solo da due imbarcaderi privati, che oltre a collegare la stessa Mozia alla terraferma permettono di visitare anche le altre isole dello Stagnone. Nell'antichità una strada collegava la terraferma all'isola tra Capo San Teodoro e l'estrema punta moziese settentrionale: oggi la stessa via risulta sommersa, e non è più praticabile a causa dell'erosione e delle alghe. 

 Museo Civico, Sezione Risorgimentale-Garibaldina e Archeologica Specola del Complesso Monumentale San Pietro di Marsala 
Il Complesso Monumentale San Pietro, oggi centro culturale polivalente della città di Marsala, fu fondato dalla nobildonna Adeodata nel 595 d.C. ed ampliato a partire dal 1418. Si tratta di una struttura che occupa una vasta area proprio al centro della città, che si dispone attorno ad un ampio cortile dominato da una imponente torre a due ordini di logge con la cuspide rivestita di maioliche verdi, come peraltro in diverse altre torri della città, che di notte, grazie alle sue luci, svetta e risalta in tutta la sua bellezza. E’ un centro culturale polivalente, ristrutturato e inaugurato l’11 maggio 1998, che non solo contiene il Museo Civico, articolato nelle tre sezioni archeologica, risorgimentale-garibaldina e delle tradizioni popolari, ma ospita in modo decoroso e funzionale la Biblioteca Comunale "Salvatore Struppa", che custodisce oltre 22 mila preziosi volumi, ed è anche sede del Centro Internazionale di Studi Fenici, Punici e Romani e il Centro Internazionale di Studi Risorgimentali. E ancora dispone di spazi di aggregazione, di una moderna ed efficiente sala conferenze, nonché di una sala multimediale e di una sala lettura. Nell’ampio cortile centrale, durante il periodo estivo, si tengono spettacoli cinematografici, teatrali e musicali. La sezione archeologica del Museo Civico è collocata in tre suggestivi ambienti a piano terra e vi è esposta gran parte della collezione di Salvatore Struppa, donata alla città alla fine dell’800 dal primo bibliotecario di Marsala, dall’area urbana e dalla necropoli dell’antica Lilibeo. La sezione delle tradizioni popolari ospita una preziosa rassegna di Pupi siciliani insieme a scenari, sipari, un teatrino di scuola palermitana e le famose figure tanto care al ciclo carolingio, come Orlando, Carlo Magno e Angelica. La sezione risorgimentale-garibaldina del Museo Civico è un'esposizione permanente di cimeli, documenti originali e di un ricco archivio fotografico risalenti al periodo risorgimentale e occupa due ampi locali al primo piano dell’ex monastero benedettino e illustra le tappe fondamentali dell’unificazione d’Italia mettendo in luce il contributo fornito dai cittadini marsalesi. Uniforme del grande patriota, garibaldino e politico marsalese Abele Damiani Nella prima sala sono quattro le sezioni principali riferite tutte, per una più facile comprensione, a periodi precisi: il 1848, anno della cosiddetta “Primavera dei Popoli”; il 1859, la II Guerra d’indipendenza vista come l’alba dell’Italia; il 1860, anno della rivoluzione siciliana e della spedizione dei Mille; e 1862, relativa al ritorno di Garibaldi e la sua famosa esclamazione “O Roma o morte”. La seconda sala è interamente dedicata al mito di Giuseppe Garibaldi e al ricordo dei Mille garibaldini; qui si trovano ritratti, quadri, foto e stampe d'epoca che raffigurano i volti degli uomini e dei ragazzi che sposando lo spirito del Risorgimento diedero un contributo fondamentale al processo di unificazione nazionale. Nel Museo sono esposte armi e divise dei garibaldini, tra cui l’uniforme del grande patriota, garibaldino e politico marsalese Abele Damiani, i costumi siciliani dell’epoca e la famosa poltrona su cui Garibaldi riposò a Marsala il 19 luglio 1862.

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